Fine del Dominio del Dollaro? Le Banche Centrali si Muovono, Attenzione alla Grande Rotazione
- Salvatore Bilotta
- 25 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Il 2025 si sta rivelando un anno cruciale per la ridefinizione dell’ordine finanziario globale. Il dollaro, tradizionalmente visto come ancora del sistema monetario internazionale, sta mostrando crepe evidenti. Le banche centrali stanno diversificando le riserve, l’oro è tornato protagonista e nuove valute si affacciano sul palcoscenico globale. Il nuovo report “Conviction Thinking” di Société Générale ci offre una chiave di lettura potente e provocatoria: la de-dollarizzazione è già in atto, e la “Grande Rotazione” degli asset è destinata ad accelerare.
Il lento ma costante declino del dollaro
Dal 1999 a oggi, la quota del dollaro nelle riserve valutarie globali è scesa dal 71% al 58%. Un calo che può sembrare graduale, ma che in realtà riflette un cambiamento profondo nei meccanismi di allocazione delle riserve da parte delle banche centrali. Le sanzioni imposte alla Russia nel 2022 — e la conseguente congelazione delle sue riserve in dollari — hanno agito come catalizzatore: oggi le banche centrali cercano attivamente asset alternativi al dollaro per ridurre il rischio geopolitico.
📊 Grafico: Currency share of FX reserves – Pag. 4

Oro, l’alternativa preferita (e in crescita)
L’oro è diventato il secondo asset di riserva più importante dopo il dollaro. Dal 2010 al 2025, il 97% dell’aumento nelle riserve auree globali proviene da cinque Paesi: Cina, India, Russia, Arabia Saudita e Brasile. In particolare, le banche centrali stanno acquistando circa 1.000 tonnellate di oro all’anno, un terzo della produzione mondiale. L’effetto? L’oro è passato da $1.387 a $3.372 l’oncia… con prospettive di superare i $4.000.
📊 Grafico: Gold holdings (in metric tonnes) – Pag. 3

Nuove valute all’orizzonte: AUD, CAD e CNY
Se l’euro cerca di ritrovare centralità, sterlina e yen restano troppo volatili per fungere da ancore valutarie stabili. Al contrario, si fanno strada valute “non tradizionali” come il dollaro australiano (AUD), quello canadese (CAD) e il renminbi cinese (CNY). Perché? Bassa volatilità, buone politiche fiscali, mercati aperti e, in alcuni casi, relazioni di swap con la Fed che aumentano la fiducia degli investitori.
📊 Grafico: Non-traditional currencies’ share of FX reserves – Pag. 5

La correlazione rotta: oro e Treasury non vanno più in direzioni opposte
Storicamente, oro e rendimenti dei Treasury USA si muovevano in direzione opposta. Ma dal 2022, questa relazione si è rotta: nonostante i tassi siano saliti, l’oro ha continuato a guadagnare. Segnale chiaro che gli investitori preferiscono l’oro anche in contesti dove, in teoria, i bond USA dovrebbero attrarre flussi.
📊 Grafico: 10y TIPS vs Gold spot – Pag. 2

Spread, rischio e discesa del dollaro
SG ha costruito un indicatore di rischio economico relativo (risk premium), calcolando lo spread tra i Treasury USA e i bond di altri Paesi AAA (Svizzera, Canada, Germania…). Quando il rischio percepito degli USA aumenta, il dollaro tende a perdere quota come riserva. La correlazione è forte, ed è uno dei motori del ribilanciamento.
📊 Grafico: Share of dollar in global reserves vs risk premium – Pag. 5

Il debito USA è insostenibile?
La proposta di legge fiscale “One Big Beautiful Bill” di Trump potrebbe aggiungere oltre 2.400 miliardi di dollari al debito pubblico USA in dieci anni. Moody’s ha già tagliato il rating del debito americano. Anche qui, i mercati reagiscono: i rendimenti salgono, ma non attirano flussi, e il dollaro ne risente. Il DXY (indice del dollaro) ha infatti smesso di salire nonostante gli alti tassi.
📊 Grafico: USD Index vs 10-year yield – Pag. 6

Un’ancora sempre meno solida
Il numero di Paesi che usa il dollaro come valuta di ancoraggio (per commercio e stabilità monetaria) è sceso dal 57% del 2014 al 52% nel 2019. La tendenza è chiara: anche come “standard” globale, il dollaro perde quota. Il mondo guarda altrove.
📊 Grafico: Share of countries with USD anchor – Pag. 7

Idee operative: cosa fare adesso?
Société Générale propone una serie di strategie concrete per affrontare questo scenario di de-dollarizzazione:
Long EUR/USD: l’euro è sottovalutato rispetto alla parità di potere d’acquisto
Long oro e titoli minerari: come copertura e bene rifugio
Long S&P 500 Equal Weight (hedged): per escludere l’effetto eccessivo delle big tech
Long sul basket SG Peak USD Beneficiaries: 18 titoli USA (non manifatturieri) che tendono a sovraperformare quando il dollaro è debole
📊 Grafico: SG US Peak USD Beneficiaries vs. DXY – Pag. 8

Grafico di sinistra: Performance vs USD
La linea rossa mostra la performance relativa dei “Peak USD beneficiaries” rispetto all’S&P 500 Equal Weight.
La linea grigia è l’indice DXY (variazione % su base annua), che misura la forza del dollaro.
Si nota come le due linee siano fortemente negative correlate: quando il dollaro si indebolisce, i titoli USD-beneficiaries tendono a sovraperformare.
Questo pattern è tornato evidente nel 2024–2025: la discesa del DXY ha accompagnato un miglioramento della performance relativa di questi titoli.
📌 Interpretazione: un dollaro più debole aiuta le aziende esportatrici o con forte esposizione internazionale, che vedono i ricavi esteri gonfiati in USD. Il calo strutturale del dollaro apre quindi spazi di sovraperformance.
Grafico di destra: Valutazioni (12m Forward P/E)
Qui osserviamo il rapporto dei multipli P/E a 12 mesi tra gli USD beneficiaries e l’S&P 500.
Dopo anni di valutazioni elevate, il gruppo ha visto una contrazione dei multipli e ora scambia su livelli inferiori alla media degli ultimi 10 anni.
📌 Interpretazione: nonostante l’ottima performance relativa recente, queste società non appaiono sopravvalutate. Al contrario, sembrano attraenti in termini di rapporto prezzo/utili, specialmente se la debolezza del dollaro dovesse proseguire.
Conclusione operativa
La dinamica è chiara: dollaro debole = opportunità per i titoli beneficiari dell’USD.
Con valutazioni ora più contenute, il rischio/rendimento è favorevole per questo segmento del mercato USA.
Il basket può quindi agire come copertura tattica in caso di debolezza del biglietto verde o scommessa strategica su un regime di carry più favorevole all’estero.
📊 Titoli da tenere d’occhio se il DXY continuerà a calare.
Conclusioni: un mondo meno dipendente dal dollaro
La de-dollarizzazione non è più una teoria: è una realtà in movimento. Le banche centrali agiscono, gli investitori ricalibrano i portafogli, e le valute “periferiche” si prendono una fetta sempre più ampia dello spazio globale. Per gli investitori, è un momento chiave per comprendere i nuovi equilibri e posizionarsi di conseguenza.