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📊 Riforma fiscale USA: chi vince e chi perde secondo BofA Quant



BofA Quant Profiles – 23 maggio 2025: strategie quantitative in vista della riforma fiscale USA


Il team guidato da Savita Subramanian propone un’analisi che unisce approccio quantitativo e lettura macro-politica per capire chi, tra le aziende americane quotate, potrebbe uscire vincente o penalizzato dalla riforma fiscale in discussione. Con il nuovo pacchetto di misure che punta a riscrivere le regole del gioco in ambito corporate tax, BofA costruisce screening intelligenti per orientarsi in anticipo.


Il contenuto della riforma: un cambio di paradigma per il fisco USA

La riforma fiscale proposta dall’amministrazione USA rappresenta un netto cambio di approccio: non più semplice taglio delle aliquote come nel 2017, ma un riequilibrio tra incentivi e penalizzazioni. I punti chiave includono:

  • innalzamento dell’aliquota minima per le imprese al 21%

  • aumento delle imposte sugli utili esteri

  • limitazione delle deduzioni sugli interessi passivi

  • disincentivo ai buyback

  • incentivi fiscali per spese in R&D e investimenti ambientali

👉 Grafico chiave: schema comparativo tra vecchio e nuovo regime fiscale con focus su aliquote e detrazioni

🧩 Cosa rappresentano le due colonne principali

  1. Relative Beta to Real Wage GrowthIndica quanto statisticamente il rendimento relativo del titolo si muove rispetto alla variazione dei salari reali. Più è alto, più il titolo tende a performare bene quando i salari reali crescono.

  2. Correlation to Real Wage GrowthMisura la correlazione semplice (lineare) tra il rendimento del titolo e la crescita dei salari reali.

🔎 Interpretazione operativa

  • I titoli in cima alla lista (come F5 Networks, Lennar, GM, Eastman) mostrano i beta più elevati: ciò significa che tendono a sovraperformare l’S&P 500 nei periodi in cui i salari reali aumentano.

  • Non sorprende vedere una prevalenza di settori ciclici come:

    • Consumer Discretionary (es. GM, TGT): le famiglie con più potere d’acquisto spendono di più.

    • Information Technology (es. F5, AMAT, SWKS): riflette la correlazione con i consumi e gli investimenti in tecnologia.

    • Industrials e Materials: settori sensibili all’attività economica in generale.

    • Alcuni nomi in Financials e Health Care compaiono ma con beta e correlazioni più basse.

💡 Perché questo è rilevante ora

Un aumento dei salari reali (grazie a tagli fiscali, aumento dell’occupazione o rallentamento dell’inflazione) potrebbe portare a:

  • una sovraperformance dei titoli evidenziati,

  • e un potenziale spostamento settoriale all’interno dei portafogli.

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Chi rischia davvero: le società “fiscalmente privilegiate”

BofA sottolinea che alcune aziende si sono finora avvantaggiate di condizioni fiscali estremamente favorevoli. Queste sono ora tra le più vulnerabili. In particolare:

  • hanno un tax rate effettivo inferiore al 10%

  • producono gran parte degli utili all’estero

  • utilizzano fortemente la leva finanziaria

  • distribuiscono capitale via buyback invece che reinvestire

Queste caratteristiche le rendono più esposte al nuovo schema impositivo e a un possibile derating.

👉 Grafico chiave: performance relativa dei titoli con low tax rate durante i cicli di inasprimento fiscale

🧩 Come leggere le colonne

  • Relative Beta to 10yr chgs.: quanto la performance relativa del titolo (rispetto all’S&P 500) si muove in relazione ai cambiamenti mensili del rendimento del Treasury a 10 anni.

  • Correlation to 10yr chgs.: la correlazione statistica semplice tra il titolo e l’andamento del rendimento decennale.

🔎 Cosa ci dice il grafico

  1. Il settore finanziario domina:

    • Titoli come Prudential (PRU), Raymond James (RJF), MetLife (MET), Charles Schwab (SCHW) e JPMorgan (JPM) mostrano beta elevati.

    • Istituzioni finanziarie beneficiano dell’aumento dei tassi perché migliorano i margini di interesse (soprattutto le banche e le assicurazioni).

  2. Anche l’energia mostra sensibilità positiva:

    • Titoli come ConocoPhillips (COP), EOG Resources (EOG), ExxonMobil (XOM) e Valero (VLO) sono presenti.

    • L’energia è tipicamente correlata con tassi più alti, che spesso si accompagnano a maggiore domanda e inflazione.

  3. Materiali e industriali: ci sono alcuni nomi come Mosaic (MOS), CF Industries (CF), Textron (TXT), che suggeriscono che in contesti di crescita e tassi in salita anche settori ciclici possano trarre vantaggio.

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Chi potrebbe guadagnarci: i nuovi “fiscal winner”

Non mancano però le opportunità. Alcuni titoli, per natura e struttura, si adattano bene alle nuove regole. BofA ne evidenzia alcune qualità comuni:

  • tax rate già in linea con la nuova aliquota

  • attività fortemente domestiche

  • propensione a investire in R&D e infrastrutture green

  • basso leverage

Queste società potrebbero beneficiare di incentivi fiscali, riduzione della pressione competitiva e multipli più sostenibili.

👉 Grafico chiave: confronto tra il basket BofA dei beneficiari vs penalizzati – con performance storica simulata


Questo grafico elenca una selezione di società statunitensi (escluse le finanziarie) quotate nell’S&P 500, che soddisfano tre criteri:

  1. Assenza di vendite all’estero – sono imprese completamente domestiche.

  2. Capex / Vendite sopra la mediana – investono più della media del paniere in capitale fisso.

  3. Rating BUY o NEUTRAL da BofA – secondo la valutazione di BofA Global Research.

📌 Cosa ci mostra la tabella

  • Colonna “Trailing CapEx / Sales”: indica la spesa in capitale fisso rapportata alle vendite.

  • Colonna “Sector”: identifica il settore di appartenenza.

  • Colonna “BofA Investment Rating”: indica se l’azione è ritenuta un buon acquisto (BUY) o neutrale (NEUTRAL).

🔍 Osservazioni chiave

  1. Alta presenza di Utilities ed Energy:

    • Quasi metà dell’elenco è composta da società di pubblica utilità (es. DTE, NEE, ETR, FE) o del settore energetico (es. FANG, DVN, EQT), che tipicamente operano su scala locale e investono in infrastrutture.

    • Queste aziende sono naturalmente “locali”, spesso regolamentate a livello statale e quindi meno esposte alla globalizzazione.

  2. Capex molto elevato in alcune aziende:

    • Dominion Energy (D) con un CapEx/Sales all’85%.

    • Diamondback Energy (FANG) al 99%: mostra quanto capitale viene reinvestito in impianti, estrazione, modernizzazione.

  3. Alcune industriali e materiali: come Nucor (NUE), Packaging Corp (PKG), Old Dominion (ODFL), O'Reilly Automotive (ORLY) sono esempi di aziende produttive USA con esposizione domestica.

💬 Implicazione strategica

In un contesto di politiche economiche più protezioniste o incentivi alla produzione domestica (es. IRA, Chips Act), queste aziende potrebbero essere tra le principali beneficiarie, grazie alla loro natura interamente “Made in USA” e alla propensione a reinvestire.


Impatto settoriale: dove si concentra il rischio (e l’opportunità)

L’analisi settoriale conferma e rafforza le evidenze precedenti:

  • a rischio: Tech large cap (molti utili offshore e buyback), Comunicazioni, Finanziari ad alta leva

  • resilienti o favoriti: Industriali domestici, Healthcare orientato all’innovazione, Utilities con spese ambientali

👉 Grafico chiave: esposizione media dei principali settori agli indicatori fiscali critici (tax rate, leverage, R&D, capex green)

Questo grafico, "Exhibit 18: Stocks hurt by higher nominal rates", mostra le 50 società dell’S&P 500 che soffrono maggiormente l’aumento dei tassi nominali a lungo termine, in particolare i movimenti del rendimento del Treasury decennale.

📌 Cosa indica ciascuna colonna:

  • Ticker / Name / Sector: identificano l’azienda, il settore e il suo simbolo di mercato.

  • Relative Beta to 10yr chgs.: sensibilità relativa rispetto all’S&P 500 ai movimenti del 10Y Treasury. Più il numero è negativo, più l’azione tende a sottoperformare quando i tassi salgono.

  • Correlation to 10yr chgs.: quanto i movimenti dei tassi sono correlati alle performance del titolo. Valori negativi indicano correlazione inversa.

  • Relative perf. since draft of tax bill released: performance relativa rispetto all’S&P 500 dal momento della proposta di riforma fiscale (presumibilmente collegata a nuovi equilibri di spesa o inflazione).

🔍 Osservazioni chiave:

  1. Settori più colpiti:

    • Real Estate domina la lista (Crown Castle, Equinix, Prologis, SBA, Alexandria, etc.): i REIT sono molto sensibili ai tassi per via del loro modello basato su debito.

    • Anche Utilities e Health Care sono ben rappresentati: si tratta di settori difensivi, ma ad alto uso di leva, quindi penalizzati da rendimenti più alti.

    • Diversi titoli Tech e Growth (es. Fair Isaac, Adobe, Intuit, ResMed) mostrano beta negativi, riflettendo la loro dipendenza da valutazioni future (più sensibili al discount rate).

  2. I più sensibili:

    • Le aziende con il beta più negativo (oltre -0.10) includono Crown Castle, Equifax, American Tower, IDEXX, SBAC: tutti nomi che tendono a crollare quando i tassi salgono.

  3. Impatto già visibile:

    • La colonna “Relative perf. since draft of tax bill released” mostra performance molto negative per molti titoli: -8% CCI, -10% ARE, -6% ATO, segnalando che il mercato ha già iniziato a prezzare l'impatto dei tassi più alti.

💬 Interpretazione operativa

Le aziende più colpite da tassi in aumento sono generalmente capital intensive, a crescita stabile ma con alto debito o valutazioni elevate.

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Strategie operative: screening long/short e rotazioni tematiche

L’approccio quantitativo di BofA si concretizza in portafogli tematici costruiti su misura:

  • Short basket: aziende con tax rate sotto il 10%, buyback aggressivi, elevata esposizione estera

  • Long basket: aziende con fiscalità allineata, focus ambientale e struttura patrimoniale solida

Queste strategie possono servire sia a coprire portafogli azionari sia a sfruttare movimenti tematici legati alla riforma.

👉 Grafico chiave: backtest delle strategie BofA long/short su diversi cicli di riforma fiscale dal 2000 a oggi

tabella dei titoli del secondo quintile del Russell 1000 ordinati per dividend yield, aggiornata a maggio 2025. In altre parole, mostra le azioni con rendimenti da dividendo solidi ma non estremi, rappresentando un equilibrio tra rendimento e qualità.

📊 Come leggere la tabella

  • Ticker / Company Name: simbolo e nome dell’azienda.

  • Sector: settore di appartenenza.

  • Dividend Yield (%): rendimento da dividendo annuo stimato come percentuale del prezzo dell’azione.

🔍 Cosa emerge dall’analisi

  1. Rendimenti tra ~2.85% e 3.87%:

    • Le azioni incluse offrono dividendi più elevati della media di mercato, ma non sono eccessivamente alte da suggerire rischio o scarsa sostenibilità.

    • Questo range è tipico di aziende stabili, cash generative e meno speculative.

  2. Prevalenza di Utilities e Real Estate:

    • Settori come Utilities (XEL, SO, NEE, DTE) e Real Estate (EQR, PLD, CPT, DLR) sono ben rappresentati, coerentemente con la loro natura difensiva e orientata al cash flow.

  3. Forte presenza del settore Financials:

    • Banche e assicurazioni (es. PFG, OZK, ZION, FNB, CNA, MET, VOYA) costituiscono una quota significativa, riflettendo il fatto che i financials tendono a restituire capitale agli azionisti via dividendi, soprattutto in assenza di elevate spese in conto capitale.

  4. Presenza di nomi difensivi nei beni di consumo:

    • Marchi come Hormel, Smucker, Kimberly-Clark, Philip Morris, Molson Coors offrono rendimenti solidi grazie alla loro stabilità di utili e pricing power.

🧩 Perché questo gruppo è interessante

  • Equilibrio tra rendimento e qualità: non sono titoli ad altissimo dividendo (che possono essere segnali di rischio), ma offrono una protezione dal ribasso, soprattutto in fasi di mercato volatili o di rallentamento.

  • Diversificazione settoriale: la lista non è dominata da un solo settore, ma include titoli finanziari, utility, consumer staples, real estate e alcuni industriali.

💬 In sintesi

Questa selezione rappresenta un’ottima base per strategie di income investing moderato, particolarmente utile per chi cerca:

  • flussi cedolari regolari

  • qualità aziendale

  • esposizione difensiva in fase di incertezza macroeconomica.

Può essere utile confrontare questi nomi con quelli del primo quintile (yield molto più elevato) per valutare il trade-off tra rischio e rendimento.

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Altri grafici chiave

Questi due grafici analizzano il legame tra indebitamento pubblico e privato e il livello corretto di rendimento atteso sull’azionario.

📊 Exhibit 6 – S&P 500 debt vs. US government debt

  • Linea azzurra: Debito pubblico USA rispetto al PIL → ai massimi storici (oltre il 120%).

  • Linea nera: Indebitamento netto delle aziende S&P 500 in rapporto alla capitalizzazione → ai minimi storici (intorno al 10-12%).

📌 Messaggio chiave: Le imprese USA sono oggi molto meno indebitate, mentre il governo lo è molto di più. Questo potrebbe implicare un’inversione nei driver di rischio e rendimento: meno leva aziendale ma maggiore rischio sistemico.

📐 Exhibit 7 – Debito & multipli: quale rendimento è coerente?

  • Asse x: Debito totale (pubblico + privato) in z-score vs media storica.

  • Asse y: Earning Yield dell’S&P 500 (inverso del P/E).

  • Il punto rosso rappresenta la situazione attuale, con z-score del debito a 2.06 → valore molto elevato.

🔎 Secondo il modello, con questo livello di debito aggregato il rendimento implicito dell’S&P 500 (earnings yield) dovrebbe essere del 7%, quindi P/E più basso dell’attuale.

🧠 Conclusione operativa

  • C’è una divergenza strutturale: i mercati trattano a multipli più alti di quelli coerenti col livello di indebitamento complessivo del sistema USA.

  • Questo genera vulnerabilità: o si riduce il debito, o aumenta l’Earning Yield (→ calo dei prezzi azionari).

  • Tensione latente tra valutazioni azionarie ottimiste e fondamentali fiscali più fragili.

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Il grafico mostra il cambiamento recente nel Regime Indicator statunitense, un indicatore sintetico costruito da BofA per tracciare il ciclo economico e di mercato attraverso diversi input macro-finanziari.

📉 Exhibit 20 – Regime in discesa: fase Downturn confermata

  • L’indicatore ha virato in negativo ad aprile 2025, dopo il primo segnale di indebolimento emerso già a marzo.

  • Storicamente, quando il regime scende sotto lo zero si entra nella Fase 4: Downturn, caratterizzata da rallentamento economico, maggiore avversione al rischio e deterioramento degli utili attesi.

  • Il regime ha mostrato estrema volatilità sin da febbraio 2022, reagendo prima al COVID, poi alle distorsioni macro post-pandemia, e ora ai nuovi dazi USA e alle previsioni di crescita in deterioramento.

🔄 Exhibit 21 – Come interpretare i cicli

Il secondo grafico illustra le quattro fasi cicliche:

  1. Recovery: preferenza per Value e small cap.

  2. Mid Cycle: prevalgono Momentum e Growth.

  3. Late Cycle: focus su Dividendi e Quality.

  4. Downturn (fase attuale): i mercati tendono a premiare solo titoli High Quality e Large Cap, con minore esposizione al rischio.

🧠 Conclusione chiave

Il passaggio alla fase di Downturn implica che gli investitori dovrebbero essere più difensivi, riducendo l’esposizione ai settori ciclici e a titoli più volatili, privilegiando qualità, solidità di bilancio e minore leva.

Questo regime si riflette anche nella crescente incertezza sulle prospettive economiche USA, minate da inflazione persistente, pressioni sui margini e politica commerciale restrittiva.


Conclusione

La proposta di riforma fiscale USA non è solo una questione politica: è una variabile capace di cambiare i multipli di interi settori e riscrivere le regole competitive tra le aziende. L’approccio quantitativo aiuta a navigare questi scenari in modo sistematico, fornendo strumenti operativi per costruire strategie market neutral o rotazioni difensive. L’importante, oggi, è capire che anche le tasse sono diventate un fattore alpha.


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