📊 Riforma fiscale USA: chi vince e chi perde secondo BofA Quant
- Salvatore Bilotta
- 28 mag
- Tempo di lettura: 9 min
BofA Quant Profiles – 23 maggio 2025: strategie quantitative in vista della riforma fiscale USA
Il team guidato da Savita Subramanian propone un’analisi che unisce approccio quantitativo e lettura macro-politica per capire chi, tra le aziende americane quotate, potrebbe uscire vincente o penalizzato dalla riforma fiscale in discussione. Con il nuovo pacchetto di misure che punta a riscrivere le regole del gioco in ambito corporate tax, BofA costruisce screening intelligenti per orientarsi in anticipo.
Il contenuto della riforma: un cambio di paradigma per il fisco USA
La riforma fiscale proposta dall’amministrazione USA rappresenta un netto cambio di approccio: non più semplice taglio delle aliquote come nel 2017, ma un riequilibrio tra incentivi e penalizzazioni. I punti chiave includono:
innalzamento dell’aliquota minima per le imprese al 21%
aumento delle imposte sugli utili esteri
limitazione delle deduzioni sugli interessi passivi
disincentivo ai buyback
incentivi fiscali per spese in R&D e investimenti ambientali
👉 Grafico chiave: schema comparativo tra vecchio e nuovo regime fiscale con focus su aliquote e detrazioni

🧩 Cosa rappresentano le due colonne principali
Relative Beta to Real Wage GrowthIndica quanto statisticamente il rendimento relativo del titolo si muove rispetto alla variazione dei salari reali. Più è alto, più il titolo tende a performare bene quando i salari reali crescono.
Correlation to Real Wage GrowthMisura la correlazione semplice (lineare) tra il rendimento del titolo e la crescita dei salari reali.
🔎 Interpretazione operativa
I titoli in cima alla lista (come F5 Networks, Lennar, GM, Eastman) mostrano i beta più elevati: ciò significa che tendono a sovraperformare l’S&P 500 nei periodi in cui i salari reali aumentano.
Non sorprende vedere una prevalenza di settori ciclici come:
Consumer Discretionary (es. GM, TGT): le famiglie con più potere d’acquisto spendono di più.
Information Technology (es. F5, AMAT, SWKS): riflette la correlazione con i consumi e gli investimenti in tecnologia.
Industrials e Materials: settori sensibili all’attività economica in generale.
Alcuni nomi in Financials e Health Care compaiono ma con beta e correlazioni più basse.
💡 Perché questo è rilevante ora
Un aumento dei salari reali (grazie a tagli fiscali, aumento dell’occupazione o rallentamento dell’inflazione) potrebbe portare a:
una sovraperformance dei titoli evidenziati,
e un potenziale spostamento settoriale all’interno dei portafogli.
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Chi rischia davvero: le società “fiscalmente privilegiate”
BofA sottolinea che alcune aziende si sono finora avvantaggiate di condizioni fiscali estremamente favorevoli. Queste sono ora tra le più vulnerabili. In particolare:
hanno un tax rate effettivo inferiore al 10%
producono gran parte degli utili all’estero
utilizzano fortemente la leva finanziaria
distribuiscono capitale via buyback invece che reinvestire
Queste caratteristiche le rendono più esposte al nuovo schema impositivo e a un possibile derating.
👉 Grafico chiave: performance relativa dei titoli con low tax rate durante i cicli di inasprimento fiscale

🧩 Come leggere le colonne
Relative Beta to 10yr chgs.: quanto la performance relativa del titolo (rispetto all’S&P 500) si muove in relazione ai cambiamenti mensili del rendimento del Treasury a 10 anni.
Correlation to 10yr chgs.: la correlazione statistica semplice tra il titolo e l’andamento del rendimento decennale.
🔎 Cosa ci dice il grafico
Il settore finanziario domina:
Titoli come Prudential (PRU), Raymond James (RJF), MetLife (MET), Charles Schwab (SCHW) e JPMorgan (JPM) mostrano beta elevati.
Istituzioni finanziarie beneficiano dell’aumento dei tassi perché migliorano i margini di interesse (soprattutto le banche e le assicurazioni).
Anche l’energia mostra sensibilità positiva:
Titoli come ConocoPhillips (COP), EOG Resources (EOG), ExxonMobil (XOM) e Valero (VLO) sono presenti.
L’energia è tipicamente correlata con tassi più alti, che spesso si accompagnano a maggiore domanda e inflazione.
Materiali e industriali: ci sono alcuni nomi come Mosaic (MOS), CF Industries (CF), Textron (TXT), che suggeriscono che in contesti di crescita e tassi in salita anche settori ciclici possano trarre vantaggio.
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Chi potrebbe guadagnarci: i nuovi “fiscal winner”
Non mancano però le opportunità. Alcuni titoli, per natura e struttura, si adattano bene alle nuove regole. BofA ne evidenzia alcune qualità comuni:
tax rate già in linea con la nuova aliquota
attività fortemente domestiche
propensione a investire in R&D e infrastrutture green
basso leverage
Queste società potrebbero beneficiare di incentivi fiscali, riduzione della pressione competitiva e multipli più sostenibili.
👉 Grafico chiave: confronto tra il basket BofA dei beneficiari vs penalizzati – con performance storica simulata

Questo grafico elenca una selezione di società statunitensi (escluse le finanziarie) quotate nell’S&P 500, che soddisfano tre criteri:
Assenza di vendite all’estero – sono imprese completamente domestiche.
Capex / Vendite sopra la mediana – investono più della media del paniere in capitale fisso.
Rating BUY o NEUTRAL da BofA – secondo la valutazione di BofA Global Research.
📌 Cosa ci mostra la tabella
Colonna “Trailing CapEx / Sales”: indica la spesa in capitale fisso rapportata alle vendite.
Colonna “Sector”: identifica il settore di appartenenza.
Colonna “BofA Investment Rating”: indica se l’azione è ritenuta un buon acquisto (BUY) o neutrale (NEUTRAL).
🔍 Osservazioni chiave
Alta presenza di Utilities ed Energy:
Quasi metà dell’elenco è composta da società di pubblica utilità (es. DTE, NEE, ETR, FE) o del settore energetico (es. FANG, DVN, EQT), che tipicamente operano su scala locale e investono in infrastrutture.
Queste aziende sono naturalmente “locali”, spesso regolamentate a livello statale e quindi meno esposte alla globalizzazione.
Capex molto elevato in alcune aziende:
Dominion Energy (D) con un CapEx/Sales all’85%.
Diamondback Energy (FANG) al 99%: mostra quanto capitale viene reinvestito in impianti, estrazione, modernizzazione.
Alcune industriali e materiali: come Nucor (NUE), Packaging Corp (PKG), Old Dominion (ODFL), O'Reilly Automotive (ORLY) sono esempi di aziende produttive USA con esposizione domestica.
💬 Implicazione strategica
In un contesto di politiche economiche più protezioniste o incentivi alla produzione domestica (es. IRA, Chips Act), queste aziende potrebbero essere tra le principali beneficiarie, grazie alla loro natura interamente “Made in USA” e alla propensione a reinvestire.
Impatto settoriale: dove si concentra il rischio (e l’opportunità)
L’analisi settoriale conferma e rafforza le evidenze precedenti:
a rischio: Tech large cap (molti utili offshore e buyback), Comunicazioni, Finanziari ad alta leva
resilienti o favoriti: Industriali domestici, Healthcare orientato all’innovazione, Utilities con spese ambientali
👉 Grafico chiave: esposizione media dei principali settori agli indicatori fiscali critici (tax rate, leverage, R&D, capex green)

Questo grafico, "Exhibit 18: Stocks hurt by higher nominal rates", mostra le 50 società dell’S&P 500 che soffrono maggiormente l’aumento dei tassi nominali a lungo termine, in particolare i movimenti del rendimento del Treasury decennale.
📌 Cosa indica ciascuna colonna:
Ticker / Name / Sector: identificano l’azienda, il settore e il suo simbolo di mercato.
Relative Beta to 10yr chgs.: sensibilità relativa rispetto all’S&P 500 ai movimenti del 10Y Treasury. Più il numero è negativo, più l’azione tende a sottoperformare quando i tassi salgono.
Correlation to 10yr chgs.: quanto i movimenti dei tassi sono correlati alle performance del titolo. Valori negativi indicano correlazione inversa.
Relative perf. since draft of tax bill released: performance relativa rispetto all’S&P 500 dal momento della proposta di riforma fiscale (presumibilmente collegata a nuovi equilibri di spesa o inflazione).
🔍 Osservazioni chiave:
Settori più colpiti:
Real Estate domina la lista (Crown Castle, Equinix, Prologis, SBA, Alexandria, etc.): i REIT sono molto sensibili ai tassi per via del loro modello basato su debito.
Anche Utilities e Health Care sono ben rappresentati: si tratta di settori difensivi, ma ad alto uso di leva, quindi penalizzati da rendimenti più alti.
Diversi titoli Tech e Growth (es. Fair Isaac, Adobe, Intuit, ResMed) mostrano beta negativi, riflettendo la loro dipendenza da valutazioni future (più sensibili al discount rate).
I più sensibili:
Le aziende con il beta più negativo (oltre -0.10) includono Crown Castle, Equifax, American Tower, IDEXX, SBAC: tutti nomi che tendono a crollare quando i tassi salgono.
Impatto già visibile:
La colonna “Relative perf. since draft of tax bill released” mostra performance molto negative per molti titoli: -8% CCI, -10% ARE, -6% ATO, segnalando che il mercato ha già iniziato a prezzare l'impatto dei tassi più alti.
💬 Interpretazione operativa
Le aziende più colpite da tassi in aumento sono generalmente capital intensive, a crescita stabile ma con alto debito o valutazioni elevate.
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Strategie operative: screening long/short e rotazioni tematiche
L’approccio quantitativo di BofA si concretizza in portafogli tematici costruiti su misura:
Short basket: aziende con tax rate sotto il 10%, buyback aggressivi, elevata esposizione estera
Long basket: aziende con fiscalità allineata, focus ambientale e struttura patrimoniale solida
Queste strategie possono servire sia a coprire portafogli azionari sia a sfruttare movimenti tematici legati alla riforma.
👉 Grafico chiave: backtest delle strategie BofA long/short su diversi cicli di riforma fiscale dal 2000 a oggi

tabella dei titoli del secondo quintile del Russell 1000 ordinati per dividend yield, aggiornata a maggio 2025. In altre parole, mostra le azioni con rendimenti da dividendo solidi ma non estremi, rappresentando un equilibrio tra rendimento e qualità.
📊 Come leggere la tabella
Ticker / Company Name: simbolo e nome dell’azienda.
Sector: settore di appartenenza.
Dividend Yield (%): rendimento da dividendo annuo stimato come percentuale del prezzo dell’azione.
🔍 Cosa emerge dall’analisi
Rendimenti tra ~2.85% e 3.87%:
Le azioni incluse offrono dividendi più elevati della media di mercato, ma non sono eccessivamente alte da suggerire rischio o scarsa sostenibilità.
Questo range è tipico di aziende stabili, cash generative e meno speculative.
Prevalenza di Utilities e Real Estate:
Settori come Utilities (XEL, SO, NEE, DTE) e Real Estate (EQR, PLD, CPT, DLR) sono ben rappresentati, coerentemente con la loro natura difensiva e orientata al cash flow.
Forte presenza del settore Financials:
Banche e assicurazioni (es. PFG, OZK, ZION, FNB, CNA, MET, VOYA) costituiscono una quota significativa, riflettendo il fatto che i financials tendono a restituire capitale agli azionisti via dividendi, soprattutto in assenza di elevate spese in conto capitale.
Presenza di nomi difensivi nei beni di consumo:
Marchi come Hormel, Smucker, Kimberly-Clark, Philip Morris, Molson Coors offrono rendimenti solidi grazie alla loro stabilità di utili e pricing power.
🧩 Perché questo gruppo è interessante
Equilibrio tra rendimento e qualità: non sono titoli ad altissimo dividendo (che possono essere segnali di rischio), ma offrono una protezione dal ribasso, soprattutto in fasi di mercato volatili o di rallentamento.
Diversificazione settoriale: la lista non è dominata da un solo settore, ma include titoli finanziari, utility, consumer staples, real estate e alcuni industriali.
💬 In sintesi
Questa selezione rappresenta un’ottima base per strategie di income investing moderato, particolarmente utile per chi cerca:
flussi cedolari regolari
qualità aziendale
esposizione difensiva in fase di incertezza macroeconomica.
Può essere utile confrontare questi nomi con quelli del primo quintile (yield molto più elevato) per valutare il trade-off tra rischio e rendimento.
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Altri grafici chiave

Questi due grafici analizzano il legame tra indebitamento pubblico e privato e il livello corretto di rendimento atteso sull’azionario.
📊 Exhibit 6 – S&P 500 debt vs. US government debt
Linea azzurra: Debito pubblico USA rispetto al PIL → ai massimi storici (oltre il 120%).
Linea nera: Indebitamento netto delle aziende S&P 500 in rapporto alla capitalizzazione → ai minimi storici (intorno al 10-12%).
📌 Messaggio chiave: Le imprese USA sono oggi molto meno indebitate, mentre il governo lo è molto di più. Questo potrebbe implicare un’inversione nei driver di rischio e rendimento: meno leva aziendale ma maggiore rischio sistemico.
📐 Exhibit 7 – Debito & multipli: quale rendimento è coerente?
Asse x: Debito totale (pubblico + privato) in z-score vs media storica.
Asse y: Earning Yield dell’S&P 500 (inverso del P/E).
Il punto rosso rappresenta la situazione attuale, con z-score del debito a 2.06 → valore molto elevato.
🔎 Secondo il modello, con questo livello di debito aggregato il rendimento implicito dell’S&P 500 (earnings yield) dovrebbe essere del 7%, quindi P/E più basso dell’attuale.
🧠 Conclusione operativa
C’è una divergenza strutturale: i mercati trattano a multipli più alti di quelli coerenti col livello di indebitamento complessivo del sistema USA.
Questo genera vulnerabilità: o si riduce il debito, o aumenta l’Earning Yield (→ calo dei prezzi azionari).
Tensione latente tra valutazioni azionarie ottimiste e fondamentali fiscali più fragili.
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Il grafico mostra il cambiamento recente nel Regime Indicator statunitense, un indicatore sintetico costruito da BofA per tracciare il ciclo economico e di mercato attraverso diversi input macro-finanziari.
📉 Exhibit 20 – Regime in discesa: fase Downturn confermata
L’indicatore ha virato in negativo ad aprile 2025, dopo il primo segnale di indebolimento emerso già a marzo.
Storicamente, quando il regime scende sotto lo zero si entra nella Fase 4: Downturn, caratterizzata da rallentamento economico, maggiore avversione al rischio e deterioramento degli utili attesi.
Il regime ha mostrato estrema volatilità sin da febbraio 2022, reagendo prima al COVID, poi alle distorsioni macro post-pandemia, e ora ai nuovi dazi USA e alle previsioni di crescita in deterioramento.
🔄 Exhibit 21 – Come interpretare i cicli
Il secondo grafico illustra le quattro fasi cicliche:
Recovery: preferenza per Value e small cap.
Mid Cycle: prevalgono Momentum e Growth.
Late Cycle: focus su Dividendi e Quality.
Downturn (fase attuale): i mercati tendono a premiare solo titoli High Quality e Large Cap, con minore esposizione al rischio.
🧠 Conclusione chiave
Il passaggio alla fase di Downturn implica che gli investitori dovrebbero essere più difensivi, riducendo l’esposizione ai settori ciclici e a titoli più volatili, privilegiando qualità, solidità di bilancio e minore leva.
Questo regime si riflette anche nella crescente incertezza sulle prospettive economiche USA, minate da inflazione persistente, pressioni sui margini e politica commerciale restrittiva.
Conclusione
La proposta di riforma fiscale USA non è solo una questione politica: è una variabile capace di cambiare i multipli di interi settori e riscrivere le regole competitive tra le aziende. L’approccio quantitativo aiuta a navigare questi scenari in modo sistematico, fornendo strumenti operativi per costruire strategie market neutral o rotazioni difensive. L’importante, oggi, è capire che anche le tasse sono diventate un fattore alpha.
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