SocGen: “Instabilità e volatilità? Sono esattamente ciò di cui i mercati hanno bisogno”
- Salvatore Bilotta
- 9 mag
- Tempo di lettura: 3 min
SocGen Global Strategy – 7 maggio 2025: Perché l’incertezza è una buona notizia per i mercati
Nel suo nuovo report settimanale, Albert Edwards di Société Générale lancia una provocazione interessante: e se fossero proprio l’instabilità e l’incertezza a rendere i mercati più sani e sostenibili? In un mondo dove si tende a cercare sicurezza e previsioni stabili, Edwards capovolge la prospettiva, sostenendo che una dose controllata di caos è il miglior antidoto alle bolle speculative e alla dipendenza dai salvataggi delle banche centrali.
1. Più incertezza, meno comportamenti irresponsabili
Secondo Edwards, l’incertezza – soprattutto quella di origine politica – può avere un effetto benefico sui mercati. Citando Harley Bassman, il report introduce il concetto di "incertezza sistemica" come bene pubblico. Quando gli investitori non possono fare affidamento su un supporto costante da parte delle autorità monetarie, tendono ad essere più prudenti: usano meno leva, si coprono meglio e scelgono con maggiore attenzione dove investire.
In altre parole, l’incertezza costringe il mercato a “pensare”, e questo riduce il rischio di comportamenti speculativi eccessivi.
📊 Grafico :

2. La Fed ha alimentato l’illusione della stabilità
Negli ultimi decenni, la Federal Reserve ha abbracciato una politica di comunicazione estremamente trasparente, nota come "forward guidance". Questo approccio, sebbene pensato per dare fiducia agli operatori, ha creato una falsa sensazione di sicurezza.
Il report ricorda come, già nei primi anni 2000, questa “illusione di stabilità” abbia portato a un aumento eccessivo dell’indebitamento privato. La crisi dei mutui subprime è stata proprio una conseguenza della leva spinta al massimo in un contesto di volatilità ridotta artificialmente. Come diceva l’economista Hyman Minsky: “La stabilità genera instabilità”.
📊 Grafico confronto VIX e leva del sistema bancario pre-2008 e attuale

3. Le turbolenze sotto Trump: una bolla che si è sgonfiata in tempo?
Il sell-off avvenuto nei primi mesi del 2025 ha colpito duramente le valutazioni, soprattutto nel comparto tecnologico. I multipli P/E erano su livelli considerati estremi (oltre 30x per il settore Tech), mentre gli spread obbligazionari avevano raggiunto minimi storici, segnalando un’eccessiva rilassatezza dei mercati.
Edwards osserva che, sebbene violento, questo rientro delle valutazioni ha avuto un effetto positivo: ha evitato che la bolla esplodesse in modo disordinato. Meglio una correzione adesso che un nuovo 2008 tra qualche anno.
📊 Grafico

4. Le vere crisi nascono dal settore finanziario
Un altro punto centrale del report è la natura delle recessioni moderne. Edwards sottolinea che le tre grandi crisi post-1990 non sono nate da shock produttivi o di domanda, ma da squilibri finanziari: eccessi di credito, bolle speculative, squilibri nei bilanci delle banche.
Politiche monetarie troppo accomodanti hanno alimentato questi eccessi. La soluzione? Una maggiore volatilità, che agisca come valvola di sfogo periodica, anziché alimentare l’illusione di cicli eternamente espansivi.
📊 Grafico margini di profitto USA vs costo del debito

5. Il vero rischio ora è nel bilancio dello Stato
Se le famiglie e le imprese stanno riducendo l’esposizione al rischio, è il settore pubblico a mostrare segnali preoccupanti. Il report evidenzia come il risparmio privato USA sia sceso ai minimi (3.3%), mentre il debito pubblico e il deficit strutturale continuano a salire.
Secondo Edwards, i mercati obbligazionari non riescono più a “disciplare” i governi. La repressione finanziaria e forme di controllo diretto sui tassi – come lo yield curve control (YCC) – potrebbero diventare la nuova normalità.
📊 Grafico deficit pubblico ciclicamente corretto vs rendimento reale dei Treasury

6. Margini aziendali gonfiati e destinati a ridursi
Infine, il report analizza la cosiddetta "greedflation": l’aumento dei prezzi non solo come effetto della domanda, ma anche come strategia delle aziende per ampliare i margini di profitto. In particolare, nel retail e nel settore della distribuzione, i margini restano su livelli record.
Trump potrebbe decidere che, di fronte a nuove tariffe, siano le aziende a dover assorbire il costo, riducendo i margini anziché scaricarli sui consumatori. Ciò potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase, con utili aziendali meno brillanti e più allineati alla realtà macro.📊
Conclusione
Albert Edwards ci invita a rileggere la volatilità non come un pericolo, ma come uno strumento di equilibrio. In un’epoca di bolle speculative, indebitamento pubblico crescente e mercati iper-reattivi alla Fed, un po’ di instabilità potrebbe essere ciò di cui abbiamo più bisogno: per tornare a valutazioni più eque, per ridurre la dipendenza dal sostegno monetario e per riscoprire l’importanza del rischio.
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Buon trading
Salvatore Bilotta