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Wall Street sale... ma ha senso? Il punto di Morgan Stanley

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Negli ultimi mesi i mercati azionari statunitensi hanno mostrato una sorprendente resilienza, nonostante un contesto macroeconomico e geopolitico incerto. La domanda che si pongono molti investitori è: questa forza è giustificata? Secondo l’ultimo Weekly Warm-Up di Michael Wilson (Morgan Stanley), la risposta è più articolata di quanto sembri, ma fondata su driver fondamentali in miglioramento. Vediamo insieme cosa sta succedendo sotto la superficie del rally.


Un rally basato sui fondamentali: earnings in ripresa

Morgan Stanley sottolinea che, a partire da aprile, il miglioramento nelle revisioni sugli utili ha fornito un supporto reale alla salita dei mercati. La cosiddetta Earnings Revisions Breadth (ERB) è passata da un minimo del -25% a -5%: un segnale forte che non si tratta solo di rimbalzo tecnico, ma di vera e propria riaccelerazione.

📈 Grafico: Exhibit 2 – “The V-Shaped Recovery in Earnings Revisions Breadth” (pagina 4)


Il mercato anticipa la Fed: focus sul taglio dei tassi

Il mercato azionario non sta aspettando segnali ufficiali dalla Fed: sta già scontando una politica monetaria più accomodante per il 2025, con attese di fino a 7 tagli dei tassi. Questo ha sostenuto i multipli di valutazione, in particolare nei settori più sensibili ai tassi.

📉 Grafico: Exhibit 9 – “The Fed Is Already Talking in a Less Hawkish Tone” (pagina 7)


Capex e AI: un’accelerazione in arrivo

La spesa in conto capitale (capex) sta mostrando segni di ripresa, trainata dall’adozione dell’AI e dagli incentivi fiscali del nuovo “Big Beautiful Bill”. Le aziende stanno cominciando a monetizzare l’investimento in intelligenza artificiale, e questo potrebbe portare a una sorpresa positiva sugli utili futuri.

💼 Grafico: Exhibit 6 – “Capex Has Been on a Steady Rise” (pagina 5)


Lavoro e inflazione: chi ha più peso per la Fed?

Il vero driver di un possibile taglio imminente dei tassi? Non tanto l’inflazione, quanto il mercato del lavoro. Morgan Stanley sottolinea che, al netto dell’immigrazione, il tasso di disoccupazione starebbe già mostrando segni di cedimento. Se i dati occupazionali dovessero sorprendere al ribasso, la Fed potrebbe agire prima del previsto.

📊 Grafico: Exhibit 8 – “Labor Market Data Will Be Key” (pagina 6)


Geopolitica e petrolio: l’Iran cambia le carte

Il recente attacco agli impianti nucleari iraniani ha destabilizzato brevemente i mercati, ma il prezzo del greggio è sceso di oltre il 20% rispetto all’anno scorso. Un petrolio più basso allenta le pressioni inflazionistiche e potrebbe offrire margine di manovra alla Fed. Inoltre, l’apertura economica del Medio Oriente è vista come una nuova area di crescita per le aziende americane.


L'importanza della qualità

Il rally attuale è trainato dai titoli a grande capitalizzazione di alta qualità. I cosiddetti "Magnifici 7" continuano a dominare in termini di revisioni positive sugli utili, mentre le small caps faticano ancora a tenere il passo. Questo è coerente con un contesto di tassi elevati e pressione sui margini.

📈 Grafico: Exhibit 4 – “Nasdaq 100 Earnings Revisions Breadth Leading” (pagina 4)


Valutazioni elevate... ma sostenibili?

Un altro tema chiave è quello delle valutazioni: il premio per il rischio azionario (Equity Risk Premium) è ai minimi degli ultimi 20 anni, mentre il rischio sugli utili è ai massimi. Questo non significa necessariamente un crollo imminente, ma un contesto che richiede selettività e attenzione.

📊 Grafico: Exhibit 16 – “Equity Risk Premium vs. Earnings Risk” (pagina 10)


Conclusioni operative

Il messaggio di Morgan Stanley è chiaro: il rally è supportato dai dati, ma bisogna saper scegliere. I settori favoriti restano tecnologia, sanità e beni di prima necessità. I rischi legati alle tariffe e alla geopolitica restano, ma stanno passando in secondo piano rispetto alla forza degli utili.


Weekly Charts To Watch

Il grafico intitolato "S&P 500 Quarterly EPS YoY" mostra l’andamento della crescita degli utili per azione (EPS) su base annua per le società dell’S&P 500, suddiviso per trimestre dal 4Q15 fino alla previsione per il 4Q25. Si tratta di una metrica cruciale per valutare la dinamica degli utili aziendali nel tempo, tenendo conto degli shock economici e delle riprese cicliche.

Dal 2019 alla pandemia: la battuta d’arresto

Fino al 2019, la crescita degli EPS è stata generalmente positiva, riflettendo un ciclo economico espansivo e condizioni finanziarie favorevoli. Tuttavia, nel 2020 il grafico evidenzia un netto crollo, con variazioni negative fino al -30% nel secondo trimestre: è l’effetto della pandemia di Covid-19, che ha travolto utili e attività economiche in tutto il mondo.

2021: il grande rimbalzo

Nel biennio 2021–2022 assistiamo a una vera e propria impennata degli EPS, con picchi di crescita superiori al 40%. Si tratta di un effetto base molto forte, ma anche del risultato di stimoli fiscali e monetari straordinari che hanno alimentato i consumi e sostenuto la redditività delle aziende.

2023: normalizzazione e rallentamento

A partire dal 2023, la crescita degli utili torna a livelli molto più contenuti, oscillando attorno allo zero e con alcuni trimestri anche leggermente negativi. Questo riflette un contesto di stretta monetaria da parte della Fed, inflazione elevata e margini sotto pressione. In altre parole, la fase post-pandemica ha riportato i mercati a una realtà più prudente e selettiva.

2024-2025: una ripresa graduale

Le barre più recenti mostrano un timido ritorno alla crescita degli utili: il 3Q24 si chiude con una variazione positiva di circa il 9%, mentre il 4Q25 è stimato in aumento del +3,8%. Questo suggerisce una ripresa lenta ma costante, favorita da una possibile stabilizzazione dei tassi d’interesse e da un contesto macro meno ostile.


In sintesi

Il grafico ci dice che:

  • il picco degli utili post-Covid è ormai alle spalle;

  • il 2023 ha rappresentato un anno di transizione;

  • il 2024 e il 2025 potrebbero vedere una ripresa moderata ma più sostenibile nel tempo.

Per gli investitori, ciò significa che non sarà più il ciclo degli utili a trainare i mercati come in passato: la selezione settoriale e tematica tornerà centrale in un contesto di utili più stabili ma meno esplosivi.

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Il grafico mostra l’andamento comparato tra gli utili attesi a 12 mesi (NTM EPS) dell’S&P 500 e il livello di Total Return dell’indice stesso, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2025. Due curve che, pur rappresentando concetti differenti – una economico-fondamentale, l’altra di performance finanziaria – raccontano insieme una storia coerente: quella della crescente influenza degli utili attesi nel determinare la traiettoria dei mercati azionari.

Cosa rappresentano le due linee?

  • Linea blu (asse sinistro): S&P 500 NTM EPSRappresenta gli earnings per share (utili per azione) previsti per i successivi 12 mesi. È un indicatore fondamentale perché riflette le aspettative sugli utili futuri delle aziende, ossia ciò che conta davvero per valutare un titolo in ottica forward-looking.

  • Linea gialla (asse destro): S&P 500 Total ReturnInclude la performance dell’indice S&P 500 comprensiva dei dividendi reinvestiti. È il metro con cui molti investitori misurano i rendimenti complessivi di un portafoglio esposto al mercato azionario USA.

Un legame che regge nel tempo

La correlazione tra utili attesi e total return è evidente per quasi l’intero arco temporale. Dal 2015 al 2020, entrambe le curve seguono una traiettoria moderatamente crescente. Tuttavia, con l’arrivo della pandemia nel 2020, la linea blu crolla repentinamente, riflettendo il taglio delle stime sugli utili, mentre anche la linea gialla (total return) scende, seppur con meno intensità grazie al supporto delle banche centrali.

Ma è proprio il periodo 2020–2021 che evidenzia la potenza degli EPS come driver del mercato: appena le attese sugli utili rimbalzano con forza, il Total Return accelera in parallelo, raggiungendo nuovi massimi storici.

2022–2023: Divergenze e volatilità

Tra il 2022 e il 2023 si osserva una fase di decoupling. Gli EPS attesi rimangono relativamente stabili o leggermente in crescita, mentre il Total Return mostra fasi di maggiore volatilità. Questo è un segnale importante: in quella fase il mercato ha iniziato a prezzare altri fattori (come inflazione e tassi), temporaneamente slegandosi dai fondamentali.

2024–2025: Ricongiungimento delle curve

Negli ultimi trimestri, le due curve tornano a muoversi in sintonia: gli EPS crescono e trainano il mercato, che segna nuovi record. Questo suggerisce che gli investitori stanno nuovamente premiando i fondamentali aziendali. La previsione è che, se gli utili continueranno a crescere (anche moderatamente), il mercato potrà mantenere la rotta.


Messaggio chiave per l’investitore

Questo grafico ci ricorda che i mercati azionari sono, nel lungo periodo, strettamente ancorati alla traiettoria degli utili. Anche quando il sentiment o le condizioni macro offuscano temporaneamente il quadro, alla fine sono i profitti delle aziende a determinare la sostenibilità dei rialzi. E in un contesto in cui gli EPS dell’S&P 500 tornano a crescere con costanza, l’azionario USA potrebbe continuare a offrire rendimenti interessanti anche nei prossimi mesi.

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Questo grafico illustra la relazione tra l’indicatore anticipatore degli utili di Morgan Stanley e la crescita effettiva degli utili per azione (EPS) dell’S&P 500, su base annua (Y/Y), nel periodo che va dal 2001 al 2026.

Un indicatore “preveggente”

La linea tratteggiata gialla rappresenta il Morgan Stanley Leading Earnings Indicator, spostato in avanti di un anno (leading 1-yr). La linea blu, invece, mostra l’effettiva variazione degli utili a 12 mesi (LTM EPS growth) per le aziende dell’S&P 500.

Il punto centrale è la forte correlazione tra i due: con un coefficiente R² pari a 0,8, l’indicatore anticipatore spiega ben l’80% della varianza della crescita degli utili. In altre parole, questo strumento si è dimostrato estremamente efficace nel prevedere i cicli degli utili.

Cosa racconta il grafico?

  • Durante le fasi di espansione economica, l’indicatore anticipatore sale prima che lo facciano gli EPS effettivi. Questo è ben visibile nei cicli 2003-2007, 2009-2011, 2016-2018 e 2020-2022.

  • Nelle fasi recessive, come nel 2008 o nel 2020, l’indicatore inizia a scendere ben prima del crollo degli utili.

  • Nel 2024-2025, l’indicatore giallo suggerisce una fase di rallentamento della crescita degli utili, ma non indica un crollo, bensì una normalizzazione.

Implicazioni per il mercato

Questo strumento ha un valore strategico per l’investitore:

  • Se l’indicatore sale, è probabile che gli EPS crescano nell’anno successivo → positivo per i mercati azionari.

  • Se l’indicatore si appiattisce o scende, come accade ora, è segnale di rallentamento degli utili, ma non necessariamente di recessione.

Conclusione

L’indicatore anticipatore di Morgan Stanley si conferma un affidabile “termometro” degli utili futuri. Attualmente, il suo andamento suggerisce che dopo il forte recupero del 2021-2023, il ciclo degli utili USA si stia stabilizzando, senza però segnalare una contrazione imminente. Questo contesto può supportare mercati resilienti, ma meno propensi a rally esplosivi.

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Questo grafico riassuntivo di Morgan Stanley offre una visione strategica sull’equity outlook USA fino al 2027, con tre scenari distinti: Bear (ribassista), Base (centrale) e Bull (rialzista). Vediamolo nel dettaglio.

Tre scenari, tre traiettorie

1. Bear Growth

  • Target 12 mesi: 4.900 punti S&P 500 (–21% rispetto ai livelli attuali di 6.173)

  • P/E target: 19,7x

  • EPS attesi (2025-2027): $234 → $249

  • Il contesto è di crescita debole, utili in rallentamento e compressione dei multipli.

2. Base Growth (scenario centrale)

  • Target 12 mesi: 6.500 punti (+5%)

  • P/E target: 21,5x

  • EPS attesi: $259 nel 2025, fino a $298 nel 2027

  • Include un moderato impatto positivo dall’intelligenza artificiale, con margini in crescita graduale.

3. Bull Growth

  • Target 12 mesi: 7.200 punti (+17%)

  • P/E target: 22,5x

  • EPS attesi: fino a $319 nel 2026 e $340 nel 2027

  • Scenario ottimistico in cui la produttività AI-driven si traduce in accelerazione degli utili e margini in espansione.

EPS Top-Down vs. Bottom-Up

  • Top-Down EPS: Stime macroeconomiche + analisi dei margini aggregati

  • Bottom-Up EPS: Somma delle stime degli analisti azienda per azienda (consensus)

👉 In entrambi i casi, il percorso degli utili è in crescita, ma con differenze:

  • Il bottom-up è più ottimista nel breve (es. $264 EPS nel 2025 contro $234 top-down).

  • Il top-down diventa più ambizioso dal 2027 in poi, ipotizzando miglioramenti più strutturali.

La chiave: produttività da AI

Come sottolineato nella nota, Morgan Stanley si aspetta che l’adozione dell’intelligenza artificiale aumenti la produttività, aggiungendo 30bps ai margini netti nel 2025/2026 e 50bps nel 2027. Questo è il motore alla base dello scenario rialzista.

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BUON TRADING


Salvatore Bilotta



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