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Deutsche Bank: il CPI è destinato a salire. E la Fed? Resterà (ancora) ferma?

Deutsche Bank – CPI Preview (12 maggio 2025): inflazione in accelerazione e prospettive più calde per l’estate

Nel nuovo aggiornamento mensile dedicato all’inflazione statunitense, il team macro di Deutsche Bank propone un’analisi puntuale e prudente sul possibile andamento del CPI nei prossimi mesi. Secondo gli analisti, i mercati stanno prezzando in modo piuttosto realistico l’andamento dell’inflazione a breve termine. Tuttavia, guardando oltre i dati di aprile, si aprono scenari più preoccupanti, con un possibile ritorno verso un'inflazione annua al 4% entro l’autunno. A fare da traino saranno affitti, salari e l’effetto delle tariffe commerciali.



Il mercato sta leggendo correttamente i dati (per ora)

Deutsche Bank parte da una constatazione confortante: le attese implicite nei mercati finanziari sono molto allineate con le previsioni ufficiali per il dato CPI di aprile. Il consensus prevede un aumento mensile dello 0,3% sia per la componente headline che per quella core, che corrisponderebbe a un'inflazione annua attorno al 2,4%.

La cosa interessante, secondo il report, è che anche i “fixings” – ovvero i livelli di inflazione impliciti nei prezzi degli inflation swap – sono molto vicini a questi numeri. Questo suggerisce che, almeno nel brevissimo termine, non ci sono grandi sorprese in vista.

📊 Grafico: confronto tra consensus, fixings e proiezioni DB per CPI headline e core



L’impatto delle tariffe si fa strada nei dati alla produzione

Il report sottolinea però come nei dati più profondi, come quelli del PPI (prezzi alla produzione), si inizino a intravedere i primi effetti delle tariffe imposte dall’amministrazione USA. In particolare, si osserva un'accelerazione dei costi in entrata per i produttori, che potrebbe presto riflettersi anche sul CPI core, in particolare per i beni durevoli, i trasporti e il comparto viaggi.

📌 Il legame tra PPI e CPI core è uno dei canali principali attraverso cui i rincari si trasmettono dai fornitori ai consumatori finali.

📊 Grafico: correlazione CPI core goods vs PPI core inputs



Affitti e salari: i due motori più persistenti dell’inflazione

Tra le componenti che stanno tenendo alta l’asticella dell’inflazione, due spiccano più delle altre: gli affitti e i salari. Deutsche Bank osserva come, a marzo, la crescita degli affitti primari abbia mostrato una chiara riaccelerazione, in controtendenza rispetto ai mesi precedenti. Allo stesso modo, l’indicatore ECI (Employment Cost Index) continua a segnalare un mercato del lavoro ancora solido, con pressioni salariali non trascurabili.

📌 Questi elementi sono definiti “sticky”, ovvero difficili da invertire rapidamente. Se affitti e salari continuano a salire, l’inflazione core farà fatica a tornare verso il 2%.

📊 Grafico:



Uno sguardo più avanti: estate calda per i prezzi

Guardando alle previsioni di medio termine, Deutsche Bank prevede che l’inflazione core potrebbe toccare nuovamente il 4% annuo entro l’inizio dell’autunno. Questa previsione non è isolata: anche altri modelli previsionali iniziano a convergere su uno scenario più caldo per i prezzi tra luglio e ottobre.

📌 L’aspetto più interessante è che il mercato sembra aver cominciato a “digerire” questa possibilità, rallentando le attese sui tagli dei tassi.

📊 Grafico : proiezione CPI core (YoY) fino a Q4 2025


Quali implicazioni per la Fed?

La Federal Reserve continua a dichiararsi “data dependent”, ovvero pronta ad agire solo in base ai dati. Tuttavia, per ora non si vedono segnali chiari di rallentamento né nei consumi, né nei salari, né nell’occupazione. Di conseguenza, è molto probabile che i tassi rimangano fermi almeno fino all’autunno.

📌 La Fed non può permettersi di tagliare i tassi in modo affrettato se il rischio è di rilanciare l’inflazione prima ancora che sia stata domata.

📊 Grafico


Conclusione

Il report di Deutsche Bank suggerisce che – almeno per ora – i mercati stanno leggendo bene l’inflazione USA. Ma i mesi estivi si preannunciano più complessi. Affitti e salari restano forti, le tariffe iniziano a farsi sentire, e il rischio è che il CPI torni su livelli più preoccupanti entro fine anno. La Fed resta quindi in una posizione scomoda: nessuna recessione in vista, ma nemmeno spazio per tagli aggressivi. In altre parole, servirà molta pazienza – e nervi saldi.


PUOI APPROFONDIRE LA LETTURA DEGLI INDICI SHELTER , DEGLI AFFITTI ED IN GENERALE L'INFLAZIONE GUARDANDO LA PLAY LIST DEDICATA QUI:


Scarica il report completo qui:


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