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Lo Sharpe Ratio

Immagine del redattore: Salvatore BilottaSalvatore Bilotta

 TODAY'S LEARN 06.01.2025


Lo Sharpe Ratio è una misura utilizzata in finanza per valutare la performance di un investimento rispetto al suo rischio. È stato sviluppato dal premio Nobel William F. Sharpe ed è uno degli indicatori più popolari per confrontare diverse opportunità d'investimento.


Formula dello Sharpe Ratio

Lo Sharpe Ratio si calcola con la seguente formula:



Dove:

  • Rp​: Rendimento medio del portafoglio o investimento.

  • Rf: Rendimento privo di rischio (ad esempio, quello di un titolo di Stato a breve termine).

  • σp: Deviazione standard dei rendimenti del portafoglio, che rappresenta il rischio.

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Interpretazione dello Sharpe Ratio

Lo Sharpe Ratio misura il rendimento aggiustato per il rischio, ovvero quanto rendimento extra si ottiene per ogni unità di rischio assunto.

  • Valore positivo e alto: Un investimento offre un rendimento elevato rispetto al rischio.

  • Valore basso o negativo: L'investimento potrebbe non compensare il rischio assunto o potrebbe avere una performance peggiore di un investimento privo di rischio.

Ad esempio:

  • Sharpe Ratio > 1: Ottimo, il rendimento supera ampiamente il rischio.

  • Sharpe Ratio ≈ 0-1: Accettabile, ma con margini di miglioramento.

  • Sharpe Ratio < 0: Negativo, meglio scegliere un'alternativa meno rischiosa.

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Perché è utile lo Sharpe Ratio?

  1. Confronto tra investimenti: Permette di confrontare due o più portafogli con diversi livelli di rischio.

  2. Ottimizzazione del portafoglio: Aiuta a identificare investimenti che offrono un miglior equilibrio tra rischio e rendimento.

  3. Performance aggiustata per il rischio: Fornisce un quadro più realistico rispetto al semplice rendimento assoluto

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    Limitazioni dello Sharpe Ratio

    1. Basato sulla deviazione standard: Suppone che i rendimenti siano distribuiti normalmente, il che non sempre accade.

    2. Sensibile ai dati storici: Può variare significativamente a seconda del periodo analizzato.

    3. Non considera il rischio asimmetrico: Non distingue tra volatilità positiva e negativa.



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