💵 Il dominio del dollaro sta finendo? La strategia di TS Lombard per un mondo multipolare
- Salvatore Bilotta
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 3 min
TS Lombard – The Future of the Dollar (22 maggio 2025): dominio in declino?
Nel nuovo report firmato da Dario Perkins, TS Lombard apre un dibattito tanto scomodo quanto necessario: il dollaro, pur rimanendo la valuta dominante nel sistema globale, sta perdendo lentamente parte della sua centralità. Non si parla di un imminente collasso del biglietto verde, ma di una progressiva erosione strutturale dovuta a fattori politici, economici e geopolitici. Vediamo insieme, in chiave discorsiva, quali sono i segnali più evidenti e i grafici chiave da considerare.
Il dominio del dollaro è ancora evidente, ma qualcosa scricchiola
Il dollaro continua a essere il perno del sistema internazionale: più del 50% del commercio globale è denominato in USD, il 90% delle transazioni valutarie coinvolge il dollaro e circa metà del debito globale è emesso in questa valuta. Tuttavia, la "weaponizzazione" della politica monetaria statunitense – fatta di sanzioni, blocchi e minacce di esclusione dal sistema SWIFT – ha spinto molti paesi, soprattutto emergenti, a ripensare la composizione delle proprie riserve valutarie.
📊 Grafico chiave #1: quota USD nelle riserve valutarie globali (in calo) vs oro e RMB (in salita)

L’esorbitante privilegio… o un fardello?
TS Lombard discute anche una narrazione molto cara all’attuale amministrazione USA: quella secondo cui il dominio del dollaro è un fardello che impone deficit cronici, mantiene il dollaro sopravvalutato e penalizza l’industria manifatturiera americana. Una visione che prende sempre più piede tra i falchi politici di Washington.
Ma Perkins ribatte con un’osservazione fondamentale: non è il dollaro a causare i deficit USA, ma la cronica tendenza degli Stati Uniti a consumare più di quanto producano. Inoltre, nella storia economica esistono esempi di egemonie valutarie sia in surplus che in deficit.
📊 Grafico chiave #2: andamento cronico del deficit corrente USA vs evoluzione del DXY

Il sistema dollaro è sotto pressione: i 4 pilastri traballano
Bernanke aveva definito quattro colonne portanti del dominio del dollaro: stabilità dei prezzi, liquidità di mercato, ruolo di bene rifugio e capacità della Fed di fungere da prestatore di ultima istanza tramite swap lines.
Oggi tutti questi pilastri vacillano:
L’indipendenza della Fed è sempre più politicizzata
I Treasury non sono più il bene rifugio assoluto (correlazione con l’azionario in aumento)
Le swap lines con le altre banche centrali sono diventate più condizionate
La geopolitica spinge verso diversificazione valutaria (oro, yuan, SDR)
📊 Grafico chiave #3: flussi mensili delle banche centrali verso oro vs asset USD

Il sistema eurodollaro si evolve, non scompare
Anche se meno visibile rispetto agli anni ‘90 e 2000, il sistema eurodollaro (cioè la raccolta e l’impiego di dollari al di fuori degli Stati Uniti) rimane centrale per il funzionamento della finanza globale. È il meccanismo che tiene in vita la domanda di dollari per scambi commerciali, prestiti e contratti derivati globali.
Negli ultimi anni, questo sistema si è trasformato: meno affidamento sulle banche USA, più ruolo per i mercati dei capitali, maggiore coinvolgimento di istituzioni asiatiche.
📊 Grafico chiave #4: volumi di funding in USD offshore pre e post 2008

Quale futuro per il sistema monetario globale?
TS Lombard non crede a uno scenario catastrofico per il dollaro, ma piuttosto a un lento slittamento verso un sistema multipolare in cui USD, euro e renminbi condividono il palco. Si ipotizza anche la nascita di una valuta digitale multilaterale legata a un paniere di valute – qualcosa di simile ai SDR (Special Drawing Rights) del FMI – che potrebbe diventare punto di riferimento per i mercati energetici o per i paesi non allineati.
Escluso invece il Bitcoin, definito troppo volatile e correlato con le borse per essere considerato bene rifugio.
📊 Grafico chiave #5: composizione storica e futura ipotetica delle valute di riserva globali

Conclusione
Il messaggio del report è sottile ma potente: non ci sarà un “momento Lehman” per il dollaro, ma una graduale e inevitabile riduzione della sua centralità. Geopolitica, dinamiche interne USA e scelte delle banche centrali mondiali stanno già tracciando il futuro. Per chi investe, significa aprirsi a una maggiore diversificazione valutaria e prepararsi a una nuova architettura monetaria globale.
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