JP Morgan: Rimbalzo o illusione? Perché è presto per festeggiare sui mercati
- Salvatore Bilotta
- 17 apr
- Tempo di lettura: 7 min
Il report strategico di JP Morgan pubblicato il 14 aprile 2025, a firma Mislav Matejka, fotografa un mercato ancora nervoso, lontano da una vera normalizzazione. Tra inflazione, tariffe, incertezza politica e debolezza strutturale dell’economia USA, JP Morgan invita alla prudenza. Vediamo i principali messaggi per orientarsi nel contesto attuale.
1. Volatilità in aumento, ma rimbalzo tecnico atteso
Gli spike del VIX (ora a 45) suggeriscono un potenziale rimbalzo a breve, come avvenuto storicamente nel 90% dei casi, ma solo in assenza di recessione.
Il mercato ha corretto del 13% dal picco di febbraio, ma la media delle recessioni comporta drawdown del 35-40%. Siamo quindi a metà del percorso, non alla fine.
📉 Quando il VIX esplode, cosa fa l’S&P500?


💥 Il VIX (indice della volatilità) è salito oltre il 50% il 25 aprile, raggiungendo quota 45,3. Ma cosa è successo in passato quando il VIX ha avuto impennate simili?
🔍 Dal 1990 ad oggi:
📈 Dopo 1 settimana: in media l’S&P500 è salito del 2,8%
📅 Dopo 1 mese: +1,9%
📅 Dopo 3 mesi: +5,3%
📊 Probabilità di chiudere in positivo dopo 3 mesi? Ben 68%
📉 Ma ATTENZIONE al contesto macro:
✅ Fuori dalle recessioni, i ritorni migliorano: +6,1% a 3 mesi.
🚫 Dentro le recessioni, le performance diventano negative: -6,8% a 3 mesi, e solo il 20% delle volte si chiude in verde.
🧠 Morale della favola? Non tutte le esplosioni di volatilità sono uguali. La chiave è il contesto economico.
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📉 Recessione: stiamo solo a metà del prezzo?

🔍 Secondo il Recession Probability Indicator di J.P. Morgan – costruito sull’andamento dello spread dei bond BBB e dell’S&P500 – la probabilità di una recessione entro 12 mesi è risalita verso il 60%.
📊 Cosa ci dice il grafico?
Ogni volta che la curva ha superato il 60–70%, è poi arrivata una recessione (evidenziata in blu).
Oggi siamo di nuovo lì, ma i mercati sembrano prezzare solo “metà” del rischio.
📌 Curiosità: durante le crisi del 2001, 2008 e 2020, l’indicatore è schizzato sopra il 90%. Ora ci stiamo avvicinando, ma senza un crollo evidente dell’azionario.
🔮 Conclusione? Se la storia si ripete, potremmo essere in una fase di sottovalutazione del rischio macro da parte del mercato.
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📉 S&P500 nelle recessioni: a che punto siamo?

Una tabella storica di Bloomberg ci ricorda un fatto semplice e (spesso) ignorato: nelle fasi recessive, l’S&P500 tende a perdere molto di più di quanto visto finora.
🕰️ Ecco i numeri:
📉 Media dei cali dal picco al minimo: -36%
⏳ Durata media: 16 mesi
🔻 Ultimo dato (Peak to Current): solo -13%
❗️Morale della favola? Se il rallentamento attuale dovesse trasformarsi in una vera recessione, potremmo non aver ancora visto il peggio per l’S&P500.
📌 Storicamente, solo il crollo del 2020 (legato al Covid) è stato così “breve” e poco profondo. Tutti gli altri hanno richiesto mesi (o anni) per completarsi.
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2. Tariffe: il vero shock del 2025
L’effettivo tasso tariffario USA è passato da 2,3% (2024) al 23% attuale. Un incremento mai visto dal 1930.
Anche con la "pausa di 90 giorni", gli effetti sulla fiducia e sugli investimenti resteranno. Gli indici azionari non hanno ancora scontato pienamente il rischio macro.
📉 Nota chiave: l’incertezza su tariffe, recessione e inflazione rimane più alta che nel 2018-19.
📈 Dazi alle stelle: la tariffa USA è ai massimi da 100 anni

Un altro tassello si aggiunge al quadro macro: la tariffa doganale effettiva negli Stati Uniti è schizzata al 23%, il livello più alto dal 1920.
💼 Secondo J.P. Morgan, prima del 2 aprile il valore era intorno al 10%. Una mossa che cambia le regole del gioco per il commercio globale.
⛔️ Cosa implica?
Maggiori costi per le aziende importatrici
Inflazione importata
Possibile risposta simmetrica da parte degli altri paesi
🧠 Storicamente, l’aumento dei dazi si è sempre accompagnato a fasi di rallentamento economico o turbolenze geopolitiche. E oggi non sembra fare eccezione.
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🏭 ISM Manufacturing: nuovi ordini in forte calo rispetto alle scorte

Un altro segnale di rallentamento economico arriva dall’indice ISM “New Orders meno Inventories”.
📉 Questo differenziale – storicamente anticipatore del ciclo industriale – è tornato in territorio negativo, indicando che le aziende stanno accumulando scorte senza vedere un incremento parallelo degli ordini.
🔍 Cosa significa?
Le aziende potrebbero rallentare la produzione
Le pressioni sui margini crescono
Rischi di tagli alla forza lavoro nel manifatturiero
🧭 È uno dei classici segnali early warning che gli economisti monitorano per valutare la direzione dell’attività industriale. E oggi non sembra puntare verso l’espansione...
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📉 Occupazione USA: le attese stanno crollando

Nel grafico vediamo un forte calo dell’indice di Employment Expectations, che storicamente anticipa l’andamento dei Nonfarm Payrolls (linea nera).
🔍 Cosa osserviamo?
Le aspettative sull’occupazione sono crollate su livelli coerenti con passate fasi recessive
La serie dei payrolls (a 3 mesi) sta iniziando a mostrare segni di rallentamento
📊 Questo è uno dei classici pattern pre-recessione: il sentiment sulle assunzioni peggiora prima che i dati occupazionali lo confermino.
💡 Un contesto simile in passato ha anticipato fasi di debolezza economica, come evidenziato dalle bande blu che segnalano i periodi recessivi.
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3. Outlook su stili e settori: difensivi avanti, tech in affanno
Le "Magnificent 7" hanno perso l’11% rispetto allo S&P500. Il tech non è più un rifugio: crescono le preoccupazioni su valutazioni e utili.
Healthcare, Staples e Utilities sono i settori migliori da inizio anno.
JP Morgan consiglia esposizione a titoli difensivi europei e a bassa beta.
🔎 Osservazione: il mercato è ancora troppo concentrato sui top 10 titoli dell’S&P500 (37,7% del peso totale).
📊 Top 10 dominano l’S&P 500 come mai prima d’ora

Il grafico mostra la ponderazione dei primi 10 titoli (linea nera) rispetto a quella dei titoli dall’11° al 50° posto (linea blu) all’interno dell’indice S&P 500.
📈 Attualmente, i Top 10 pesano oltre il 37% dell’indice, un livello mai visto nemmeno durante la bolla dot-com (TMT Bubble).
📉 Al contrario, il peso dei titoli dalla posizione 11 alla 50 è in declino, segnalando una forte concentrazione della performance su un gruppo ristretto di nomi.
🔍 Un mercato così sbilanciato su pochi titoli:
Amplifica la volatilità dell’indice
Riduce la diversificazione effettiva
Può diventare vulnerabile a correzioni nei leader
🧠 Storicamente, questi picchi di concentrazione sono coerenti con fasi di fine ciclo o bolle speculative.
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4. Prospettive regionali: Europa, Giappone e mercati emergenti meglio degli USA?
Azioni USA: costose (P/E 20x), con rischi sugli utili. Outlook neutrale.
Europa: valutazioni più interessanti, stimoli fiscali in aumento, ma ancora zavorrata dalle incertezze sulle tariffe.
Giappone: overweight grazie a riforme e dinamiche valutarie favorevoli.
Emergenti: valutazioni attraenti, ma penalizzati dall’incertezza geopolitica.
📌 JP Morgan mantiene un posizionamento neutrale su US ed EM, overweight su Giappone, cauto su Eurozona.
📉 MSCI Eurozone vs USA: 2 anni di batoste (con qualche rimbalzo)

Nel grafico vediamo il rapporto tra l’indice MSCI Eurozona e quello statunitense (MSCI US) dal gennaio 2022.
🪓 Da inizio 2022 a oggi, l’Eurozona ha sottoperformato gli USA in maniera significativa, con quattro drawdown principali:
-21% nella prima metà del 2022 (guerra, energia, inflazione)
-33% tra fine 2022 e metà 2023
-32% nel 2024, post picco dei prezzi del gas
-24% più recente, tra fine 2024 e inizio 2025
📆 Alcune tappe chiave segnate nel grafico:
🗳️ Elezioni in Francia e USA
🪖 Inizio guerra Russia-Ucraina
⚡ Picco del prezzo del gas
🔧 “Liberation Day” (ovvero l’avvio delle tariffe USA)
📊 Un quadro che riflette tensioni geopolitiche, energetiche e una netta divergenza economica tra i due blocchi. Il recente tentativo di rimbalzo è interessante, ma il gap rimane profondo.
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📊 Utili attesi in Europa: quali settori guidano la crescita?

Diamo un’occhiata al consensus IBES sugli utili (EPS) per il mercato europeo, con previsioni fino al 2027. Ecco i punti salienti:
🔹 2024: un anno debole
Crescita EPS complessiva: +2.3%
Forte debolezza in Energy (-21%), Automotive (-20.6%) e Media (-37.4%)
In positivo solo alcuni settori come Media (+38.5%), Retail (+30.1%), Transport (+13.9%)
🔹 2025-2026: ripartenza generalizzata
EPS attesi a +6.1% nel 2025 e +11.5% nel 2026
I settori con i migliori slanci attesi:
Technology Hardware: +26.2% nel 2025
Software & Services: +23.9% nel 2026
Semiconduttori: +27.8% nel 2026
Media e Retail: sopra il +13% annuo
📌 Focus interessante:
Il comparto Discretionary, colpito duramente nel 2024, è atteso in forte recupero dal 2025 in poi
Il settore Healthcare è costante, con una crescita EPS intorno al 10-12% annuo
Real Estate fatica nel 2024, ma dovrebbe tornare sopra il +10% nel 2027
📉 I ciclici come Energy e Materials, invece, si muovono con maggiore volatilità: male nel 2024, ma rimbalzi attesi nei due anni successivi.
🧠 In sintesi: il consenso scommette su un recupero progressivo e su una leadership degli utili nei settori growth e tech, con un rimbalzo nei ciclici a partire dal 2025
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5. Tassi e inflazione: tagli in arrivo, ma Fed attendista
La Fed taglierà i tassi solo da settembre, se e quando il mercato del lavoro inizierà a cedere.
Il mercato prezza 3 tagli da 25bp entro giugno 2026. Le aspettative d’inflazione stanno risalendo.
6. Strategia consigliata: difensiva ma selettiva
✅ Restare leggeri su rischio equity nella prima parte dell’anno.
✅ Aumentare esposizione a Difesa, Healthcare, Utilities.
✅ Ridurre crescita e tech USA.
✅ Favorire rotazione su Europa, Giappone, value rispetto a growth.
Conclusione
Per JP Morgan, il rimbalzo tecnico atteso post sell-off non rappresenta una vera inversione. La combinazione di tariffe elevate, valutazioni alte e incertezza politica impone prudenza. Il tempo della ripartenza arriverà, ma nella seconda metà dell’anno e solo se calerà la tensione macro e politica.
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Buon Trading
Salvatore Bilotta